Un diamante splendidamente rifinito è un diamante abbagliante, con ogni sfaccettatura che mostra l’abilità e la cura dell’artigiano gemmologo. Quando un diamante interagisce con la luce, ogni angolo e ogni sfaccettatura riusciranno infatti a influenzare la quantità di luminosità restituita all’occhio. E questo è, in fondo, il risultato che è ottenibile con il c.d. “cut”, o “taglio”, una delle 4C di valutazione della pietra.
Si tenga conto, in tal proposito, che nel tentativo di differenziarsi, e a causa della crescente domanda di precisione nel taglio, molti produttori hanno trasformato i diamanti in standard rigorosi.
Al di là di ciò, giova rammentare come le proporzioni di un diamante determinano come si comporta la luce quando entra al suo “interno”: se la luce entra attraverso la “corona” e esce attraverso il “padiglione” (ovvero, entra di sopra ed esce di lato), il diamante apparirà scuro e poco attraente. Diamanti con proporzioni diverse e con un buon smalto possono invece fare un uso migliore della luce, restituendola nella sua pienezza a chi guarda la pietra, divenendo così luminosi, colorati e scintillanti.
Peraltro, notate come un diamante possa apparire più o meno luminoso grazie a tre effetti ottici: i riflessi di luce bianca chiamati luminosità, i lampi di colore chiamati fuoco e le aree di luce e oscurità. Il pattern conseguente sarà dato dalla dimensione relativa, dalla disposizione e dal contrasto delle aree luminose e scure, che risultano dai riflessi interni ed esterni della pietra.
Affinchè il diamante possa risultare di piena gradevolezza, dovrà esserci un contrasto abbastanza netto tra le aree chiare e scure, donando così alla pietra un aspetto nitido.