Il dollaro statunitense ha ripreso leggermente quota nella giornata di ieri dopo l’ampia correzione vissuta nel corso della giornata di lunedì: ad ogni modo, la sua quotazione nei confronti delle principali valute controparte rimane pur sempre al di sotto dei minimi delle ultime due settimane. Appare in altri termini evidente che l’impulso rialzista post-vittoria di Trump si sia esaurito forse definitivamente, ma questo non dovrebbe già riportare il biglietto verde sui livelli pre-elezioni.
L’appuntamento chiave dei prossimi giorni sarà, intuibilmente, quel che avverrà nel FOMC che si terrà fra una settimana esatta, il 14 dicembre. Se infatti la Federal Reserve non aprirà le porte a più di due rialzi dei tassi l’anno prossimo, il biglietto verde potrebbe scendere ancora, soprattutto se la stessa istituzione monetaria sceglierà di ribadire che è prima necessario conoscere i dettagli del programma fiscale di Trump, aggiungendo eventualmente che l’impatto dello stimolo potrebbe essere molto ridotto nel 2017 e più ampio invece nel 2018. Diamo invece per scontato che la Fed possa incrementare i tassi di riferimento nella sessione dicembrina di 25 punti base, con una scelta oramai attesa da tempo da più del 95 per cento degli analisti.
Per quanto concerne invece la sterlina, dopo l’ulteriore apprezzamento fino a un massimo di 1,2775 GBP/USD contro dollaro e di 0,8304 EUR/GBP contro euro sull’ottimo PMI servizi, la sterlina ha leggermente ritracciato fino in area 1,26 GBP/USD e 0,84 EUR/GBP. Il cambio dovrebbe stabilizzarsi su tali livelli se i dati di produzione industriale in uscita questa mattina confermeranno le attese di miglioramento. Domani dovrebbe concludersi l’esame della Corte Suprema sul merito se il governo necessiti della previa approvazione del parlamento sia per attivare sia per gestire l’iter di Brexit. Per la sentenza è possibile che si debba aspettare il mese prossimo.