Il fumatore che non subisce danni dal suo “vizio” non esiste. Perchè tutti i fumatori sono malati. È questo quello che, in estrema sintesi, ha affermato il pneumologo e professore di Medicina Interna all’Università degli Studi di Modena e di Reggio Emilia sulla rivista New England Journal of Medicine, dichiarando che i fumatori che pensano di godere di buona salute dovranno ricredersi poiché spesso hanno alterazioni di natura cellulare, funzionale o biochimica, anche in assenza di sintomi.
Frequentemente, inoltre, chi fuma mostra sintomi più evidenti. Sia sufficiente ricordare la tosse, il catarro e la mancanza di respiro, talmente comuni dei fumatori da essere ritenuti (quasi) normali, ma che in realtà normali non sono, poiché sono segno di qualche patologia respiratoria, cardiovascolare, metabolica, tumorale, e così via. E, statistiche alla mano, afferma il professore, chi fuma muore in media 10 anni prima di chi non fuma.
Se le dichiarazioni del professore vi sembrano esagerate, altri numeri vi confermeranno che così, in realtà, non è. Il tabacco nel nostro Paese è ad esempio la principale causa di morte, determinando ben 83 mila decessi l’anno, più di un quarto dei quali riguarda persone tra i 35 e i 65 anni di età. Complessivamente, in ambito globale le sigarette provocano più morti di alcol, Aids, droghe, incidenti stradali, omicidi, suicidi, messe insieme. Per questo motivo, l’OMS ha affermato che affermato che l’epidemia del tabacco è una delle più grandi sfide della sanità pubblica della storia. Eppure, moltissimi sono i giovani neo fumatori che non sembrano accorgersi di tali conseguenze…