Il cibo da fast food può essere buono e immediatamente appagante ma… attenzione a non sottovalutare i rischi sul medio termine. Uno studio condotto dai ricercatori della James Cook University, infatti, sta suggerendo che il cibo spazzatura potrebbe contribuire alla depressione.
Per arrivare a queste valutazioni un team di analisti ha messo a confronto l’incidenza dei fenomeni depressivi in due diversi gruppi di 100 persone che abitano su due distinte isole nello Stretto di Torres, tra Papua Nuova Guinea e Australia, in una zona dove i fast food sono ovunque e una in cui non ne esiste nemmeno uno. Quali sono stati i risultati ottenuti?
È semplice: pare che sull’isola con i fast food 16 soggetti abbiano manifestato segni di depressione moderata o grave, contro i 3 soggetti sull’isola senza fast food. Naturalmente, anche se potrebbero aver determinato tale differenziale anche altri elementi, i ricercatori sono portati a ipotizzare che la causa possa essere la maggiore presenza nei cibi da fast food di n-6 PUFA un acido grasso già collegato alla depressione.
Come contrastare tali segnali? A parte l’ovvia considerazione di ricorrere meno al junk food, una contemporanea ricerca condotta dall’Università di Friburgo avrebbe suggerito che due bagni caldi alla settimana aiutano ad alleviare i sintomi della depressione.
In questo caso ai partecipanti alla ricerca è stato domandato di sottoporsi per otto settimane di seguito a due bagni settimanali di 30 minuti a 40 gradi, o a due sessioni di aerobica di 45 minuti. È emerso che in entrambi i casi c’è stato un miglioramento dell’umore, ma quello che ha effettuato i bagni ha risultato risultati ancora superiori. Merito, probabilmente, della indubbia capacità di un bagno caldo di rimettere in sesto i ritmi circadiani, che nei soggetti che soffrono di depressione sono spesso alterati.