Dopo aver attraversato un momento non particolarmente confortante, sul finire della settimana gli indici azionari europei hanno cercato di dar sfoggio di un timido tentativo di miglioramento delle proprie quotazioni. Il motivo, favorevole, è stato ricondotto alla diffusione del dato USA sul mercato del lavoro, che è risultato migliore delle attese, dopo essere rimasti negativi nella prima parte della giornata.
Peraltro, il rimbalzo non si è certamente verificato in misura corposa, lasciando contrastate le prestazioni delle piazze finanziarie internazionali. L’impressione è che, almeno per il momento, l’attenzione rimanga puntata soprattutto sulle prossime mosse che le Banche centrali avranno modo di realizzare.
Più nel dettaglio, sui mercati finanziari si sta alimentando l’impressione che la liquidità immessa dalle Banche centrali sia vicina al suo picco e che dopo la Federal Reserve anche le altre principali Banche centrali inizieranno a rialzare i tassi o comunque a drenare gli stimoli monetari.
Naturalmente, quanto sopra non deve lasciar intendere che il mondo sia omogeneamente convinto a intraprendere una inversione di tendenza. Per quanto concerne la Federal Reserve, lo scenario centrale prevede una accelerazione nella rimozione degli stimoli nel corso della stagione autunnale, in maniera indipendente da quanto avverrà sul fronte dei tassi (il terzo rialzo dei fed funds per il 2017 dovrebbe slittare a dicembre).
Considerato che anche la BCE sta valutando di preparare il mercato alla sua normalizzazione dei tassi, l’impressione è che affinchè vi sia un nuovo rafforzamento del dollaro i dati macroeconomici in pubblicazione negli USA, e le dichiarazioni Fed, debbano essere piuttosto positive e confortanti, evitando così le incomprensioni che nel corso delle ultime settimane non hanno certamente creato giovamento alle quotazioni della valuta verde.