Stando a quanto afferma la Banca d’Italia, il 95% delle imprese munite di rating di legalità che chiedono un finanziamento, lo ottengono. Non solo, sempre secondo quanto afferma l’istituto banchiere, del totale dei finanziamenti concessi, il 66% ha ricevuto trattamenti di favore, sia in termini di costi, che di tempi di istruttoria.
Ma di cosa si tratta? Ricordiamo che il rating di legalità, assegnato dall’Autorità garante della concorrenza del mercato, è lo strumento premiale con cui viene attribuito un punteggio da una a tre stellette (a seconda dei requisiti economici e giuridici) alle imprese che ne fanno richiesta.
Secondo quanto prevede la legge, del rating “si tiene conto in sede di concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario”. Sulla base della stessa normativa, “gli istituti di credito che omettono di tener conto del rating attribuito in sede di concessione dei finanziamenti alle imprese sono tenuti a trasmettere alla Banca d’Italia una dettagliata relazione sulle ragioni della decisione assunta”.
A questo fine, le banche avevano tempo fino al 30 aprile per inviare a Banca d’Italia una relazione sintetica in cui illustrare lo stato di concessione dei finanziamenti alle società munite di rating, spiegando il perché dei dinieghi. Vista la diffi coltà nella raccolta organica dei dati, alle banche è stato inviato un questionario da compilare entro il 19 giugno che indicasse, oltre ai finanziamenti erogati, anche i benefi ci concessi in termini di tempo e costi.